Nel cuore pulsante dell’isola d’Ischia, dove il tempo sembra sospeso e ogni pietra sussurra racconti millenari, si nascondono tesori enologici custoditi nel grembo del tufo verde. Questi ambienti misteriosi e avvolgenti, scavati con maestria fin dall’epoca greco-romana, rappresentano l’anima nascosta della tradizione vinicola isolana.

Quando i primi coloni greci approdarono su queste coste nell’VIII secolo a.C., portarono con sé non solo anfore e tradizioni, ma un’intera cultura del vino che trovò nel suolo vulcanico di Ischia il suo paradiso ideale. La sapienza antica riconobbe subito nel tufo verde un alleato straordinario: questa roccia porosa, con la sua capacità di mantenere temperatura e umidità costanti, si rivelò il custode perfetto per i preziosi nettari dell’isola.

Addentrarsi oggi in queste cantine significa compiere un viaggio sensoriale attraverso i secoli. Scavate sotto le abitazioni o incastonate nei fianchi delle colline, conservano ancora i palmenti originali dove mani esperte pigiavano l’uva con gesti quasi sacri. Qui maturano ancora oggi il cristallino Biancolella dalle note saline, l’aromatico Forastera che cattura l’essenza mediterranea, e il rubino Per’e Palummo dal carattere intenso e avvolgente.

Queste cattedrali sotterranee del vino racchiudono l’essenza più autentica dell’isola: il respiro della terra vulcanica, la carezza della brezza marina, la pazienza di generazioni di vignaioli. Ogni sorso dei vini qui custoditi racconta una storia di passione e tradizione, un legame indissolubile tra l’uomo e una natura generosa che ha trasformato il fuoco vulcanico in nettare divino.​​​​​​​​​​​​​​​​

 

Categories: Curiosità, Tradizioni

Roberta

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